Confederazione Generale Italiana del Lavoro (CGIL) |
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Martedì 27 Novembre 2012 01:39 | ||||||||||||||||||||
La Confederazione Generale Italiana del Lavoro (CGIL) è la maggiore confederazione sindacale italiana, con più di 5 milioni e 750 000 iscritti[1] di cui quasi 3 milioni di pensionati.[2] Nacque con il Patto di Roma, nel 1944, in continuazione ideale con la Confederazione Generale del Lavoro (CGdL) nata nel 1906 e sciolta durante gli anni del fascismo. In seguito nel 1950 da due sue scissioni interne nacquero la CISL e la UIL. Storia
OriginiLe origini della CGIL si fanno risalire idealmente alla Confederazione Generale del Lavoro (CGdL) fondata il 1º ottobre 1906 e passata in clandestinità sotto il fascismo. Il patto di Roma e la CGIL unitariaDurante il regime fascista il sindacato sopravvisse clandestinamente sotto la guida dell'esule Bruno Buozzi. Dopo la forzata sospensione, il sindacato fu ricostituito con il Patto di Roma.Il 3 giugno 1944, con l’Italia ancora in guerra, Giuseppe Di Vittorio per il PCI, Achille Grandi per la DC ed Emilio Canevari (in sostituzione di Bruno Buozzi ucciso dai nazisti) per il PSI firmano il Patto di Roma. Con esso si costituì un solo organismo su tutto il territorio nazionale, rappresentante degli interessi di tutti i lavoratori senza distinzione di fede politica o religiosa. Tutte le correnti la comunista, socialista e cattolica convivevano sotto lo stesso tetto in nome dell’unione di tutti i lavoratori e della lotta antifascista da attuarsi in stretto legame con il CNL. Nacque così la cosiddetta CGIL unitaria. Primo dopoguerra repubblicanoL'attentato a Palmiro Togliatti del 1948 costituì l'occasione per una scissione e per la nascita di CISL e UIL. La scissione, promossa da sindacalisti cattolici democratici guidati da Giulio Pastore, futuro leader della CISL, era dovuta al fatto che nella CGIL, sin dai primi mesi dopo la sua ricostituzione, avevano iniziato a prevalere orientamenti politici di carattere socialista e comunista, orientati più verso il PCI ed il PSI, che verso gli altri partiti politici. Durante il IV Governo De Gasperi, la tensione tra la CGIL e il governo si accentuò, in particolare con la presentazione, da parte del sindacato filo-marxista, del cosiddetto "Programma Minimo", un piano di massiccio intervento statale nell'economia che avrebbe dovuto condurre a ingenti distribuzioni di beni a tutta la popolazione. Il Programma fu tuttavia rifiutato dal Governo, sulla base dei calcoli analitici della Ragioneria Generale dello Stato che stimavano, per quell'intervento, la necessità di risorse finanziarie superiori alla metà del reddito nazionale totale. Storia recenteUn'altra spaccatura nella storia del sindacato si ebbe nel 1984 allorché, in occasione del "Decreto di San Valentino" del governo Craxi, la componente legata al PSI (il cui segretario era capo del governo) decise di sostenere la decisione del taglio dei "punti di contingenza" contenuta nel decreto, insieme a CISL e UIL. L'area del sindacato vicina al PCI, nonostante il suo segretario Luciano Lama fosse favorevole al decreto, si oppose al provvedimento schierandosi a favore del referendum sullo stesso decreto. Congressi Nazionali
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Ultimo aggiornamento Martedì 27 Novembre 2012 01:52 |