Vlad III Tepes di Valacchia (Dracula) |
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Mercoledì 11 Giugno 2014 10:02 | ||||
Vlad III di Valacchia (Sighișoara, 2 novembre 1431 – Giurgiu, 16 dicembre 1476) fu voivoda (principe) di Valacchia: nel 1448, dal 1456 al 1462 e infine nel 1476. Figlio di Vlad II Dracul, era noto come Vlad Țepeș (IPA: /'tsepeʃ/) (Vlad “l'Impalatore”). Negli anni della caduta di Costantinopoli, combatté a più riprese contro l'avanzata dell'Impero ottomano nei Carpazi, provocando le ire del sultano Maometto II. Entrato in conflitto col Regno d'Ungheria, allora retto da Mattia Corvino, venne imprigionato nel 1462 dal sovrano ungherese e ritornò al potere dopo un decennio come suo vassallo. Venne ucciso in circostanze misteriose nel 1476.
Il voivoda Vlad III fu celebre fonte d'ispirazione per lo scrittore irlandese Bram Stoker per la creazione del suo personaggio più famoso, il conte Dracula, protagonista dell'omonimo romanzo. Indice
Biografia
Le origini e la cattività alla corte del sultano
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Vlad III nacque a Sighişoara nel 1431, nella zona sassone della Transilvania (Regno d'Ungheria), ed era il figlio secondogenito di Vlad II Dracul e della sua seconda moglie Vasilissa di Moldavia, dalla quale nacquero anche Radu III e, presumibilmente, Vlad IV. Tutt'oggi, la città ricorda i natali del principe con una lapide commemorativa apposta alle mura esterne dell’edificio dove si presume sia venuto al mondo. Il padre del nascituro era allora in esilio presso i Sassoni di Transilvania mentre in Valacchia regnava il suo fratellastro Alexandru I Aldea, alleatosi ai turchi. Non si sa se al tempo della nascita di Vlad III suo padre risiedesse in Transilvania o presso la corte del basileus di Costantinopoli dove era stato inviato dall'imperatore Sigismondo.
Nel 1436, alla morte di Alexandru Aldea, Vlad Dracul divenne voivoda (principe) e prese corte a Târgovişte, nel palazzo fatto costruire dal capostipite della dinastia Drăculeşti, Mircea cel Bătrân. Mentre i rapporti tra Dracul ed il principe di Transilvania Giovanni Hunyadi peggioravano (circa 1437), il giovane Vlad raggiunse il genitore a Târgovişte, dove il voivoda aveva presso di sé il fratello maggiore di Vlad, Mircea. Poco dopo, Dracul si risposò con la vedova di Aldea che gli diede un terzo figlio, Radu cel Frumos.
Bisognoso di alleati contro Hunyadi, onde mantenere l'indipendenza della Valacchia dal Regno d'Ungheria, Dracul si alleò con il sultano Murad II ma, almeno fino al 1442, riuscì a barcamenarsi tra ottomani ed ungheresi. Quando il giovane sovrano d'Ungheria, Ladislao, iniziò ad organizzare la crociata poi conclusasi con il disastro della Battaglia di Varna, Dracul si compromise.
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Invitato ad Adrianopoli dal sultano, Dracul venne imprigionato e spedito a Gallipoli. Durante l'assenza di Dracul dalla Valacchia, Hunyadi spodestò Mircea II ed affidò il trono a Basarab II, della stirpe dei Dănești. Nel 1443 Dracul venne liberato e, appoggiato da truppe turche, riconquistò il suo trono. L'anno successivo (1444), in base ai pesanti accordi raggiunti con Murad, Dracul inviò al sultano in ostaggio i suoi figli: tenne accanto a sé Mircea ma consegnò Vlad e Radu. I due giovani Drăculești vennero educati dai turchi all'arte della guerra, alla logica ed alla fede musulmana, ma la loro situazione era abbastanza delicata: tre anni prima i figli del despota serbo Đurađ Branković erano stati accecati con dei ferri roventi perché sospettati di voler fuggire dalla loro prigionia. A peggiorare la situazione di Vlad e Radu contribuì il fratello maggiore, Mircea II, animato da chiari intenti di crociata anti-turca: Mircea partecipò infatti alla Battaglia di Varna (1444) e, nel 1445, strappò al sultano la rocca di Giurgiu, passandone a fil di spada la guarnigione turca. Lo stesso Dracul, dopo la sua indiretta partecipazione a Varna, dette ormai per spacciati i suoi figli[1].
Nel 1447 Vlad Dracul e Mircea II vennero definitivamente eliminati da Hunyadi[2], che mise sul trono di Valacchia un altro Dănești, Vladislav II di Valacchia. Il sultano rispose alle pretese ungheresi sulla Valacchia liberando Vlad III e rispedendolo in patria (1448), mentre suo fratello Radu restava presso la corte degli ottomani e decideva di abbracciare la religione musulmana. Secondo alcuni studiosi, Radu sarebbe diventato amante dell'erede di Murad, il futuro Maometto II[3].
L'origine del nome
Vlad III, come suo padre Vlad II, si unì all'Ordine del Drago (ordo draconis), creato nel 1408 dall'imperatore Sigismondo nella sua veste di Re d'Ungheria. Scopo dell'ordine era di proteggere la Cristianità e lottare contro i Turchi. Vlad II di Valacchia venne chiamato "Diavolo" (Dracul) e tale divenne il suo simbolo. Vlad III venne quindi chiamato Drăculea ("discendente del Dracul"), cioè "Figlio del Diavolo". Il suo epiteto più famoso fu però Țepeș ("l'Impalatore" in rumeno) a causa della sua predilezione per il supplizio dell'impalamento nella soppressione di nemici e criminali. Gli stessi turchi chiamarono Vlad Kaziglu Bey ("Principe impalatore" in turco) a partire dal 1550.
Primo regno ed esilio nei Principati danubiani: 1448-1456
Nella tarda estate del 1448 gli Hunyadi mossero l'ennesimo attacco ai turchi. Mentre suo cognato Mihály Szilágyi attaccava con 1.500 uomini la fortezza turca di Vidin (agosto), Giovanni Hunyadi passava il Danubio a Cuvin, di fronte Smederevo, e puntava a sud per congiungersi alle forze albanesi di Scanderbeg. Szilagyi fu costretto da una diversione turca a puntare verso la Valacchia, dove, insieme a Basarab II, sconfisse le truppe ottomane di Vidin catturandone il Bey. Il tradimento del despota di Serbia, Branković, costò agli ungheresi la sconfitta di Kosovopolje, dove lo stesso Hunyadi fu catturato.
Appoggiato da truppe ottomane, Dracula passò il Danubio e sottrasse a Vladislav II il trono di Valacchia. Già in dicembre però Vladislav II aveva ripreso il potere e Vlad, sconfitto, ripiegava alla corte di Alexăndrel di Moldavia, nipote della sua matrigna. Pochi mesi dopo, Alexăndrel venne spodestato da Bogdan II che si dimostrò comunque ospitale nei confronti del giovane Vlad. Esule alla corte dei Muşatini, il giovane Drăculești venne rieducato al Cristianesimo e strinse un forte legame con l'erede di Bogdan, Ştefan cel Mare. Nel 1451 Bogdan venne ucciso da uno zio, Petru III Aron: Ștefan si rifugiò presso Hunyadi, già alleato di suo padre, mentre Dracula ripiegava in Transilvania. Dopo un breve ritorno in Moldavia, concomitante con la riconquista del trono da parte di Alexăndrel, Vlad accettò di unirsi al seguito di Hunyadi che, nel frattempo, entrava in conflitto con Vladislav II di Valacchia.
Presso il "Cavaliere Bianco" d'Ungheria, a quel tempo reggente per conto del giovane sovrano ungherese, Ladislao il Postumo, prigioniero dell'imperatore Federico III d'Asburgo, Vlad imparò l'arte della guerra e della guerriglia, compiendo incursioni in territorio turco e combattendo sul campo potentati cristiani in guerra con il potente regno ungherese. Alla corte di Buda, Dracula e l'amico Ștefan ebbero inoltre modo di conoscere il futuro sovrano d'Ungheria, Mattia Corvino, figlio di Hunyadi.
Nel 1453 Costantinopoli venne conquistata dal sultano Maometto II. Nel 1454 i turchi erano tornati all'attacco dell'Ungheria ma nella Battaglia di Szendro vennero sconfitti da Hunyadi. Vlad combatté in quell'occasione al fianco degli ungheresi ed ottenne in premio dal Cavaliere Bianco la restituzione alla corona valacca delle cittadelle di Almas e Făgăraş, sulle falde dei Carpazi meridionali, tra la nativa Sighişoara e l'importante centro commerciale sassone di Braşov (l'allora Kronstadt).
Secondo regno: 1456-1462
![]() Il sultano Maometto II.
Nell'estate del 1456, con la battaglia di Belgrado, Hunyadi fermò l'avanzata degli ottomani ma morì poco dopo per colpa della peste diffusasi nel suo accampamento. Mentre Maometto II era concentrato sull'Ungheria, Dracula tornò in Valacchia e spodestò Vladislav II, prendendo per sé il trono[4]. Vlad III venne incoronato dal metropolita valacco nella chiesa di Curtea de Argeş[5], fatta erigere da suo padre. Molti boiari fedeli a Vladaslav II erano fuggiti in Transilvania e si unirono al seguito di un nuovo anti-principe dei Dănești, Dan III di Valacchia.
Dracula, bisognoso di appoggi contro gli ottomani, allacciò relazioni stabili con i suoi vicini. Prestò giuramento di fedeltà alla corona ungherese, ormai nelle mani di Ladislao il Postumo, promettendo privilegi ai mercanti sassoni in Valacchia. Nel 1457, Dracula appoggiò le pretese al trono moldavo di Ștefan cel Mare che sconfisse e mise in fuga l'usurpatore Petru Aron. Vlad non era però ancora abbastanza forte per contrastare apertamente Maometto II così dovette inizialmente pagare il tributo stabilito dagli accordi presi da suo padre con Murad II, presentarsi annualmente alla Sublime Porta per il formale omaggio al sultano e, nel 1458, permise il transito delle forze turche che attaccarono gli ungheresi alla rocca di Turnu Severin, sul territorio rumeno[6]. A partire dal 1459, il bisogno di rafforzare la sua posizione mise Vlad in contrasto con i ricchi mercanti sassoni ai quali però andava in quel momento la simpatia del nuovo sovrano ungherese, Mattia Corvino, rappacificatosi con l'imperatore Federico III. Il voivoda sedava nel frattempo il malcontento dei suoi boiari con il pugno di ferro, ordinando il massacro della "Pasqua di Sangue a Târgovişte"[7].
![]() Mattia Corvino d'Ungheria.
Già nel 1457 l'esule Dan III si era fatto nominare voivoda nella cattedrale ortodossa di Braşov, usurpando formalmente il titolo di Dracula e prendendo corte in un accampamento sulla collina di Timpa, presso la città. L'imminente conflitto venne temporaneamente evitato dalla mediazione di Szilágyi, governatore ungherese della Transilvania (1458) ma si riaccese nel 1459: Dan fu costretto alla fuga, mentre Vlad, dopo aver devasato i sobborghi di Braşov, impalava diversi seguaci dell'avversario sulla collina di Timpa. Nel 1460 Dan conquistò le fortezze di Braşov e Făgăraş, ma venne sconfitto sul campo di Rucăr da Vlad ed eliminato. Dracula si diede poi al massacro dei seguaci di Dan a Braşov e Făgăraş, curando però di non toccare i mercanti sassoni e negoziando un accordo anti-turco con Mattia Corvino. Bisognoso di uno stabile confine meridionale mentre negoziava un'alleanza antiasburgica con Giorgio di Poděbrady, sovrano del Regno di Boemia, Mattia accettò le profferte di Vlad e gli promise in sposa una fanciulla della sua famiglia (1461).
Nel 1462 il conflitto tra Maometto II e Vlad III esplose. Il voivoda catturò e fece impalare i messi del sultano (il greco Tommaso Cataboleno ed il bey di Nicopoli Hamza Ceakîrdjibasi), poi attraversò il Danubio gelato e penetrò per 800 chilometri in territorio ottomano, compiendo saccheggi da Chilia a Rahova (presso la foce del Jiu). Il resoconto della spedizione, fatto da Vlad all'alleato Mattia, parla di 23.883 morti «senza contare quelli che sono stati bruciati vivi nelle loro case o le cui teste non sono state mostrate ai nostri ufficiali».
Mattia Corvino non si unì però alla crociata promossa da Dracula, lasciando il voivoda da solo contro le ritorsioni turche. Peggio ancora, Ştefan cel Mare tradì Vlad e si alleò a Maometto per riconquistare la fortezza moldava di Chilia, occupata dalle truppe valacche. Costretto a dividere le sue forze (circa 30.000 uomini in tutto) tra Chilia ed il Danubio, Vlad venne investito dall'esercito del sultano (60.000, forse 80.000 uomini) alla fortezza di Vidin. Costretto a ripiegare mentre gli invasori passavano il Danubio (4 giugno), Vlad attaccò nottetempo il campo ottomano con forse 10.000 uomini cercando di uccidere Maometto in persona (17-18 giugno). Il famoso Attacco Notturno di Dracula scompaginò le file ottomane ma mancò il suo obiettivo precipuo: l'eliminazione fisica di Maometto II. Il 18 giugno Vlad si diede alla fuga, sfuggendo un nuovo confronto diretto e lasciando Târgovişte al nemico. Mentre il fuggiasco Dracula si arroccava tra i monti, il sultano nominava Radu cel Frumos nuovo voivoda di Valacchia e lasciava a lui l'onere di proseguire la lotta contro l'Impalatore.
Vlad venne definitivamente estromesso dal potere per ordine di Mattia Corvino, che lo fece arrestare e lo imprigionò.
La tomba di Dracula
![]() Il monastero di Snagov.
Non si conosce il luogo dove vennero inumati i resti di Vlad. La tradizione vuole che Dracula sia stato sepolto nel monastero di Snagov, su un'isola, nel bel mezzo di un lago situato a trentacinque chilometri a nord di Bucarest. Studi archeologici sul sito, avviati a partire dal 1932, non portarono al rinvenimento dei resti di un cadavere ma solo al ritrovamento di abiti sontuosi ed un anello con il simbolo del dragone[8], in una cripta sotto il vecchio convento. Gli studiosi rumeni, allo stato attuale della ricerca, ritengono plausibile l'ipotesi che si tratta di ciò che resta di Vlad III di Valacchia. Ogni mattina i monaci del convento vanno a pregare sulla tomba a loro dire per far star buono l'impalatore, altre dicono che dopo aver sconfitto Vlad l Imperatore nel 1476 il sultano Mehmed II nascose la sua testa e la sua spada leggendaria in una prigione ai confini di Costantinopoli per impedirgli di tornare in vita.
Il castello di Dracula
Anche se il castello di Bran viene presentato ai turisti come il castello di Dracula, in verità questo castello venne costruito dai sassoni di Braşov. Il vero castello di Dracula, ora in rovina, è situato sulle rive dell'Argeş ed è la fortezza di Poenari.
Consorti
Vlad Ţepeş è spesso ricorso a matrimoni di interesse politico per siglare e consolidare alleanze. Tra le sue mogli figurano:
Discendenza
Al momento della sua morte, Vlad Ţepeş aveva circa quarantasette anni. La tradizione ci ha tramandato la memoria di tre eredi del voivoda:
Altre fonti citano anche la presunta esistenza di altri figli illegittimi tra i quali Mihail, Radu, e una figlia di nome Zaleska.
Le atrocità
Lo strumento di tortura preferito da Vlad III fu l'impalamento. I metodi d'impalamento erano sostanzialmente due:
Dracula apprese questa forma di supplizio dai turchi, adattandola poi alle sue più specifiche richieste: creò metodi diversi per impalare i ladri, i guerrieri nemici, gli ambasciatori del Sultano, i traditori ecc.
La tradizione tedesca
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La figura di Vlad Ţepeș fece la sua formale apparizione sulla scena letteraria europea nel 1453, quando Mattia Corvino d'Ungheria fece circolare presso la corte del suo alleato e rivale, l'imperatore Federico III d'Asburgo, un pamphlet intitolato Geschichte Dracole Waide ("Storia del voivoda Dracula") poi messo in scena alla corte dell'imperatore con l'opera Von ainem wutrich der hies Trakle waida von der Walachei ("Storia del folle chiamato Dracula di Valacchia") del poeta Michel Beheim[9] . Pretesto per la diffusione del materiale fu la sigla del Trattato di Wiener Neustadt tra i due sovrani.
Nessun esemplare dell'incunabulo originale, un opuscolo di sei foglietti con il ritratto di Vlad in prima pagina, si è conservato fino ai giorni nostri. Esistono quattro copie realizzate negli anni seguenti (1475-1500) e conservate in Austria (Monastero di Lambach), in Svizzera (Abbazia di San Gallo), in Francia (Biblioteca municipale di Colmar) ed in Gran Bretagna (British Library); il manoscritto delle British Library è l'unico completo. Disponiamo inoltre di 13 pamphlets databili dal 1488 al 1568. Otto dei pamphlets sono incunabuli stampati prima del 1501.
La tradizione germanica su Vlad l'Impalatore è composta da un totale di 46 aneddoti. Tutte le storie cominciano nel momento in cui Giovanni Hunyadi elimina Vlad II Dracul ed il giovane Vlad III rinuncia alla sua religione per difendere la vera fede cristiana. Da questo punto in avanti, tutte le narrazioni divergono ma è chiaro che tutta questa bibliografia tedesca sia stata redatta con il chiaro intento di distruggere la credibilità morale e politica del voivoda valacco. La prima versione del testo germanico venne probabilmente redatta da un chierico sassone di Braşov, a suo tempo testimone oculare, o rogatorio delle memorie di testimoni oculari, delle atrocità perpetrate da Dracula contro i cittadini di Braşov e Sibiu dal 1456 al 1460. La narrazione dei fatti è però adulterata da evidenti esagerazioni. Gli altri aneddoti possono essere divisi in due categorie: quelli che riportano fatti precisi, anche se la loro presentazione non obbedisce a nessuna regola, né cronologica né geografica: le spedizioni in Transilvania, la decapitazione del principe Dan III, etc.; quelli che non comportano nessuna precisazione di date luoghi e persone. Ciò che colpisce nella letteratura di questo testo è l'assenza di ogni causalità, di ogni legame logico tra i vari episodi. L'unico punto in comune è Vlad, il quale sembra spinto da una rabbia omicida contro il mondo intero, senza alcuna logica né riflessione.
Il materiale bibliografico distribuito per ordine di Corvino era stato quasi certamente redatto nel 1462, prima dell'arresto di Dracula per ordine del sovrano ungherese, e divenne un vero e proprio bestseller dell'epoca. I motivi per cui Mattia Corvino incentivò la diffusione di questo materiale anti-Dracula sono abbastanza comprensibili. Impegnato in un conflitto contro Federico III, il re d'Ungheria aveva dirottato alla causa i fondi ammassati presso Venezia e Roma con la promessa di dichiarare guerra al Turco. Vlad, presentato come un mostro e, tramite una lettera contraffatta, come un vassallo di Maometto II, divenne lo spauracchio e la giustificazione cui Corvino ricorse per placare le ire dei suoi avversari: il re era stato costretto ad intervenire contro Dracula invece che agire direttamente contro gli ottomani.
Tra il 1488 ed il 1568 la "Storia del voivoda Dracula" venne ristampato in Germania per tredici volte e sempre nelle tipografie delle grandi città imperiali: cinque a Norimberga (1488, due edizioni; 1499; 1520 circa, 1521), tre ad Augusta (1494, 1520- 1542, 1559- 1568), e una a Lubecca (1488-1493), a Bamberg (1491), a Lipsia (1493), a Strasburgo (1500) e ad Amburgo (1502).
Dopo il 1490 la Storia del voivoda Dracula perse la sua attualità politica per diventare un libro popolare, la lettura prediletta di un pubblico avido di storie nelle quali i tiranni e i mercanti la facevano da padroni. Dracula divenne un exemplum: l'incarnazione del male, un tiranno come Erode, l'assassino degli innocenti, o come i persecutori dei cristiani Nerone e Diocleziano. Lo vediamo raffigurato nei quadri nelle vesti di Ponzio Pilato che giudica Gesù o intento a condannare Sant'Andrea Apostolo (un messaggio questo fortissimo, se si considera il peso che il culto del santo ha sempre avuto nei principati danubiani). Theodor Zwinger, autore di un Theatrum vitce humanœ (Basilea, 1571), pose Dracula tra i prìncipi malvagi nei capitoli "Crudeltà di prìncipi verso i loro sudditi", "Interrogatori e torture dolorose" e "Disumanità contro i malati". Il carattere sacro del pranzo e la sua deturpazione attraverso i crimini si trovano nel poema Flőhhaz di I. Fischer (1573), che rievoca il pranzo di Dracula sotto i cadaveri degli impalati, una scena che si poteva ammirare nell'edizione di Strasburgo del 1500. Nel 1581 Zaccaria Rivader descrisse le crudeltà di Dracula nel capitolo Historien und Exempel von bősen und Gottlosen Regenten und Oberkeitein von Tyrannen und ihren bősen unlőblichen und tyrannischen Thaten und Wercken della sua raccolta di exempla. Nel 1596 Giorgio Steinhart elencò i misfatti del tiranno «selvaggio», salvandolo in extremis con un riferimento alla sua provata fede cristiana.
Già nel 1524 però la delicata situazione politica della zona balcanica portò ad un riscatto della figura di Dracula nella storia della letteratura tedesca. Fu infatti il patrizio ragusano Michele Bocignoli, cortigiano dell'imperatore Carlo V, a pubblicare una lettera aperta a Gerardo de Plaines, signore de la Roche, in cui parlava del suo soggiorno alla corte del voivoda valacco Mihnea I cel Rău (1508- 1510), figlio dell'Impalatore. Nel testo di Bocignoli Dracula venne ribattezzato "Dragulus" (riferimento alla parola "caro" in lingua rumena), «uomo vivace ed esperto delle cose militari», celebrato per il suo impegno nella lotta contro Maometto II.
La tradizione russa
Tra il 1481 ed il 1486 venne presumibilmente redatto, in lingua russa o in lingua slava, lo Skazanie o Drakule voevode ("Il racconto del voivoda Dracula"). L'opera venne copiata ripetutamente dal XVI al XVIII secolo[10]. L'esemplare più vecchio, datato 1490 reca la scritta conclusiva: "Scritto nell'anno 6994 del Calendario bizantino (i.e. 1486), il 13 febbraio, poi trascritto da me, il peccatore Elfrosin, nell'anno 6998 (i.e. 1490), il 28 gennaio".
L'opera, priva di un consistente costrutto cronologico, è una raccolta di aneddoti bibliografici e storici inerenti Vlad Ţepeş. I 19 aneddoti contenuti dello Skazanie sono più lunghi e consistenti rispetto alla tradizione bibliografica germanica. I primi 13 episodi sono privi di un filo conduttore cronologico e ben testimoniano il rapido emergere di una tradizione folkloristica intorno alla figura di Vlad III. Gli ultimi 6 episodi sono ritenuti il frutto del lavoro di uno studioso che ha curato di presentarli in buon ordine cronistorico: partano con la narrazione dei "turbanti inchiodati" e si concludono con la morte di Vlad e delle informazioni sulla sua famiglia.
Tra i 19 aneddoti russi, dieci presentano delle evidenti similitudini con i racconti della tradizione germanica[11] ma se ne discostano nettamente per ciò che concerne la caratterizzazione del personaggio. Nei testi russi, la figura di Vlad è certamente più positiva che nei testi tedeschi: Dracula è presentato come un grande governante, un valoroso guerriero ed un sovrano giusto. Le atrocità commesse paiono in questi testi un semplice scotto da pagare nella vita di un forte sovrano. Tra i tanti, solo quattro dei 19 aneddoti paiono riportare esagerazioni di violenze e massacri. Alcuni elementi delle storie su Dracula vennero poi ripresi nella tradizione folkloristica sviluppatasi intorno allo Zar Ivan IV di Russia[12].
L'identità dell'autore dello Skazanie o Drakule voevode è ancora oggetto di discussione. Le ipotesi principali sono che l'autore fosse un monaco transilvano, un prete rumeno o un uomo, rumeno o moldavo che fosse, della corte di Ştefan cel Mare. Secondo un'altra teoria, l'autore della raccolta sarebbe invece stato il diplomatico russo Fëdor Kuricyn.
La tradizione rumena
Nel paese di Dracula, e fin dalla seconda metà del XVI secolo, la memoria del voivoda cadde presto in oblio. I cronisti valacchi lo menzionano appena e lo confondono con altri principi del XV secolo, le sue efferatezze e le sue gesta passarono sotto il silenzio e gli venne accreditata solo la costruzione della fortezza Poenari. Solo nel 1804, parallelamente al risveglio indipendentista delle popolazioni rumene contro turchi ed austriaci, la figura di Dracula riemerse dall'oblio. Spinta da chiare motivazioni politiche, la memoria popolare rumena dimenticò l'orrore per le atrocità commesse da Vlad Ţepeş in favore dell'ammirazione per le sue virtù guerriere, per il suo spirito di libertà, per le coraggiose gesta compiute in difesa della sua terra contro i turchi.
Si addussero ad attenuante delle crudeltà di cui si era macchiato motivazioni fatalistiche: la guerra era di per sé stessa crudele, il nemico faceva altrettanto, non esistevano altri modi per fronteggiare il terrore ottomano. Era stato "un sovrano terribilmente severo, s'intende, ma la sua ira l'aveva principalmente rivolta contro coloro che osavano mentire o maltrattare la povera gente" (gli studi folcloristici rumeni sono pieni di testimonianze come questa, resa nel 1910 da una vecchia contadina del distretto di Muscel). Ne convennero ingenuamente gli stessi sassoni, vittime abituali di spietate persecuzioni da parte di Dracula, ammettendo nel manoscritto di San Gallo che «quando qualcuno rubava, mentiva o si macchiava di qualsiasi ingiustizia nelle sue terre, non aveva nessuna possibilità di salvarsi, sia che fosse un nobile, un prete o un cittadino qualunque».
Il mito del patriota temerario e quello del savio governante concorsero insieme a consolidare nella memoria storica popolare l'immagine di un principe esemplare, in grado di salvaguardare non solo l'indipendenza del regno ma di assicurare all'interno l'ordine, la legalità, la stessa laboriosità degli abitanti. Ne venne fuori una sorta di eroe nazionale, pronto ad esercitare nel modo più tremendo ogni potere se fosse stata in gioco l'integrità della sua terra. Tentò di sfruttarne la popolarità fino in fondo, come si è visto, il dittatore Nicolae Ceauşescu, che non mancò mai di ostentare il suo coinvolgimento emotivo in tutto ciò che la figura di Dracula rappresentava, fino a scegliere il lago di Snagov per propria residenza estiva.
Galleria
L'unico vero ritratto di Vlad l'Impalatore faceva parte della "galleria degli orrori" del Castello di Ambras, nel Tirolo austriaco:
Un affresco raffigurante Vlad, databile al 1526, ornava i muri della chiesa del monastero di Curtea de Argeş, ma venne cancellato al principio del XIX sec per ordine del vescovo di Argeş, che lo fece sostituire dal proprio ritratto.
Ritratti di Dracula, grazie ai pamphlet tedeschi stampati fino al 1568, circolarono in tutta Europa. L'edizione di Vienna del 1463 inaugurò la serie. Fu questa raffigurazione a cadere sotto gli occhi di Papa Pio II nel 1463 e, qualche anno dopo, sotto quelli di Leonardo Hefft, il notaio di Ratisbona che scrisse a questo proposito:
Nella cultura di massa
Vlad III è stato celebre fonte di ispirazione per lo scrittore irlandese Bram Stoker per la creazione del suo personaggio più famoso, il conte Dracula, antagonista dell'omonimo romanzo. Tuttavia il Dracula letterario ha ben poco in comune con il Dracula storico, considerato un eroe patriottico dai rumeni, e inoltre nel romanzo non viene specificato se i due siano effettivamente la stessa persona (anche se ci sono numerosi indizi che darebbero conferma a questa ipotesi). Nelle numerose opere derivate o ispirate dal Dracula di Stoker il personaggio viene a volte indicato esplicitamente come Vlad III.
Nell'anime "Hellsing" il nome del protagonista, Alucard, se letto al contrario, risulta Dracula e nell'ultimo episodio si può notare che impala un nemico attraverso il retto, stessa modalità usata anche da Vlad.
Note
Bibliografia
Fonti
Studi
Collegamenti esterni
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Ultimo aggiornamento Mercoledì 11 Giugno 2014 10:15 |