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Carlo Lauberg ed Eleonora de Fonseca Pimentel
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Addio a Renato Dulbecco il padre della Genetica Stampa
Scritto da Giovanni Di Cecca   
Lunedì 20 Febbraio 2012 21:59

Renato Dulbecco, il pioniere della ricerca sui tumori a livello del DNA, ci ha lasciato oggi.

Aveva 98 anni e vinse il Premio Nobel per la Medicina nel 1975 per le sue ricerche.

La ripresa del cammino dopo la sosta terrena, parafrasando Papa Giovanni XXIII, è stata confermata dal Presidente del CNR Luigi Nicolais all’ANSA.

Aveva lavorato nei più importanti centri di ricerca degli Stati Uniti e del Mondo, in particolar modo aveva lavorato in California al Caltech (California Institute of Technology) di Pasadena e Salk Institute di La Jolla sempre in California (vicino San Diego).

Nato a Catanzaro da padre ligure (di professione Ingegnere) e madre calabrese (figlia di professionisti), sulla fine della I Guerra Mondiale si trasferirono a Porto Maurizio in Liguria nella casa paterna.

Qui, anche a seguito di due particolari avvenimenti come la morte dell’amico Peppino e la malattia della di sua sorellina, egli decise che avrebbe fatto il medico.

Nel 1930 si iscrisse alla facoltà di medicina dell’Università di Torino dove incontrò e fece amicizia con Salvador Luria (Nobel per la Medicina nel 1969) e Rita Levi Montalcini (Nobel per la Medicina nel 1986). Con la Montalcini instaurerà un rapporto di amicizia che durerà nel corso del tempo.

A soli 22 anni, nel 1936, si laurea in Medicina.

Dopo venne chiamato a prestare il servizio militare come ufficiale medico.

Nel 1940 l’Italia entra in Guerra al fianco della Germania ed il suo reggimento fu mandato a poca distanza dalla frontiera francese (dopo l’armistizio della Francia).

Nel 1941 riuscì, con profondo impegno, ad avere la libera docenza, che gli consentirà di essere a capo del Servizio Sanitario della 5° Divisione di Fanteria “Cosseria”.

Poco dopo dovette imbarcarsi nella sfortunata Campagna di Russia dove il suo reggimento fu totalmente devastato.

Nel 1943 tornò in Italia e riprese il suo lavoro all’Istituto di Anatomia Patologica, ed iniziò a frequentare anche alcune associazioni clandestine, entrando a far parte del CLN (Comitato di Liberazione Nazionale) di Torino

Entrato a far parte del gruppo di ricercato di Giuseppe Levi, iniziò a studiare gli effetti delle radiazioni sulle cellule embrionali del pollo.

Si rese immediatamente conto che aveva necessità di avere delle competenze di Fisica, e si iscrisse all’Università di Torino, dove si laureò in soli due anni.

Luria, che già aveva avuto modo di conoscere ai tempi dell’Università gli offrì la possibilità di lavorare nel suo laboratorio a Bloomington nello stato dell’Indiana (USA) dove collaboravano già grandi personalità della comunità scientifica.

Qui, incontra Max Delbruck, padre della genetica moderna, che rimasto incantato dai suoi lavori gli offre un posto di lavoro al California Institute of Technology (più noto come Caltech), uno dei più importanti istituti di ricerca del mondo.

Per assurdo che sia, ebbe delle esitazioni, per non fare torto al suo mentore.

Ma James Watson, futuro Premio Nobel per la scoperta del DNA, lo esorta dicendogli:

«Il Caltech ha la migliore scuola di biologia del mondo, devi accettare!»

Al Caltech iniziò vari studi, che gli consentirono di identificare un gene mutante del virus della poliomelite, fondamentale ad Albert Sabin per la preparazione del vaccino antipolio.

La sua fama al Caltech, ormai era acclarata e confermata, tanto da essere nominato Professore Associato di Microbiologia.

La strada per il Nobel era spianata.

Nel 1962 gli fu offerto un posto al nuovo laboratorio di Jonas Salk a La Jolla, sempre in California, vicino San Diego.

Del periodo a La Jolla, Dulbecco ricorda: «I ricercatori vi affluirono da tutto il mondo perché riconoscevano che il mio lavoro era all’avanguardia, era la prua della nave che rompeva il mare dell’ignoranza.»

Nel 1968, arrivarono i risultati tanto attesi:

« Per indagare l’azione dei geni di questi virus pensai che bisognava prima di tutto capire che cosa ne accadesse all’interno delle cellule rese tumorali […]. Si supponeva che il virus entrasse nelle cellule, ne alterasse i geni e poi scomparisse, comportandosi come un pirata della strada che investe un pedone ferendolo e poi scappa abbandonando il luogo dell’incidente.»

Ma l’individuazione di una sostanza, chiamata antigene T (tumorale), assente nelle cellule “sane” dell’organismo, ma presente sia in quelle infettate che in quelle uccise dal virus. Non se ne conosceva la natura ma era sufficiente per indurre a pensare che qualcosa del virus restasse nella cellula bersaglio; ciò a cui si mirò allora fu l’identificazione di tale sostanza. L’esito fu chiaro, si trattava di DNA virale che si unisce chimicamente a quello della cellula, diventando parte integrante del suo materiale genetico: «L’ipotesi del pirata della strada era eliminata!»

La scoperta fu clamorosa perché a questo punto fu semplice dedurre che i geni virali definiti “oncogeni” attivassero quelli cellulari necessari alla moltiplicazione cellulare facendola proseguire incessantemente. Il trasferimento del ricercatore in Inghilterra fu seguito dalla sua elezione come membro straniero della “Royal Society” di Londra, un grandissimo onore per uno scienziato, perlopiù straniero.

Nel 1975 arrivò il Riconoscimento: il Nobel!

La sorpresa dinanzi alla notizia di questo successo, si evince chiaramente da tali parole:

«Il cuore mi saltò in gola. Avevo capito bene? […] Non osavo dirlo, ma facendomi coraggio mormorai “il premio Nobel”.»

Poteva godersi il suo Nobel, ma non essendo mai pago di conoscenza, si immerse in un nuovo progetto: il Progetto Genoma, che ha come obiettivo quello di mappare tutti i geni delle cellule umane.

Sempre sorridente, dopo il Nobel ha insegnato anche alla Facoltà di Medicina dell'Università di Napoli "Federico II", e nel 1999, ebbe il grande coraggio di mettersi in discussione e partecipare al Festival di Sanremo come "valletto" di Fabio Fazio (c'erano quell'anno anche Luciano Pavarotti e Laetitia Casta).

Festival di Sanremo 1999

Un piccolo e doveroso ricordo per una delle menti più brillanti del XX Secolo, che ha saputo fare grandi cose, e portare in alto il nome dell'Italia sempre con il sorriso sulle labbra.

Ha ripreso il suo cammino verso alte mete, dopo la sosta della sua lunga ed avventurosa vita il 20 febbraio 2012.

 

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Periodico mensile registrato presso il Tribunale di Napoli Num. 45 dell' 8 giugno 2011
ISSN 2239-7035 (del 14 luglio 2011)
Direttore Responsabile & Editore: GIOVANNI DI CECCA


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