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Napoli - Presentazione del libro antologico di Giancarlo Siani - Photogallery |
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Scritto da Andrea Carlino |
Sabato 19 Settembre 2020 20:46 |
>>> Giancarlo Siani - La scheda
Si è tenuta ieri in anteprima nazionale nella Sala degli Angeli dell’Università Suor Orsola Benincasa la presentazione del volume “Giancarlo Siani. Giornalista-Giornalista” realizzato dal quotidiano “Il Mattino” a 35 anni dalla sua scomparsa, sede dal 2003 della prima Scuola di Giornalismo del Mezzogiorno peninsulare con un’aula intitolata nel 2008 proprio al giornalista scomparso.
La presentazione è stata introdotta dal Rettore del Suor Orsola, Lucio d’Alessandro, vicepresidente della Conferenza dei Rettori delle Università Italiane, con interventi del direttore de “Il Mattino”, Federico Monga, il presidente della Fondazione Pol.i.s, Don Tonino Palmese, il consigliere della Fondazione Giancarlo Siani, Paolo Siani fratello di Giancarlo e il segretario generale del Sindacato Unitario di Giornalisti della Campania, Claudio Silvestri. Il libro raccoglie gli articoli più significativi di Siani, pubblicati sulle pagine del Mattino dal 1980 al 23 settembre del 1985, tratti da “Giancarlo Siani. Le parole di una vita. Gli scritti giornalistici”. Il libro “Giancarlo Siani. Giornalista-Giornalista” contiene 33 articolitratti dall’opera omnia: “Giancarlo Siani. Le parole di una vita. Gli scritti giornalistici”, a cura di Raffaele Giglio, Iod Edizioni. Il libro, che sarà distribuito gratuitamente con Il Mattino, intende dare vita ad un grande progetto di lettura e di studio degli articoli e delle inchieste di Giancarlo tra i giovani studenti. “Siamo convinti – evidenzia il direttore Federico Monga – che la parola scritta di Siani debba essere occasione di un’ampia discussione sulla lotta alle mafie e alla corruzione, lo dobbiamo a Giancarlo e al suo coraggio mite”. Un libro che tocca alle corde del vero giornalismo così come dovrebbe essere adesso tra interventi quello che mi ha colpito di più il fratello Paolo ci ha raccontato qualche retroscena di quelli che sono stati gli argomenti che purtroppo hanno segnato la sua fine, ci ha già fatto notare quanto all'interno del libro stesso ci fossero delle sue annotazioni di pugno in cui faceva vedere non soltanto la bravura di un ragazzo che nonostante fosse diciamo alle prime armi aveva già capito tutto e aveva toccato delle note, dei tasti dolenti della criminalità organizzata di quel periodo e parliamo di 35 anni fa che purtroppo poi hanno decretato la sua fine. Il giudice Alterio che ha portato avanti il processo ha raccontato quanto il processo già all'epoca fosse complicato e quanto volessero mettergli i bastoni fra le ruote, ad esempio assegnandoglì una sezione che ci sapeva avrebbe avuto tempi molto lunghi oppure un'altra in cui il presidente sapevano che sarebbe andato in pensione e che quindi avrebbero dovuto rifare tutto il procedimento da capo.
Photogallery - Presentazione del Libro Giornalista-Giornalista - 18-09-2020 Photo by Andrea Carlino
Giancarlo Siani (Napoli, 19 settembre 1959 – Napoli, 23 settembre 1985) è stato un giornalista italiano, assassinato dalla camorra.
Per catturare i suoi assassini ci son voluti ben 12 anni e tre pentiti e il motivo del suo omicidio, al di là della sua attività d'inchiesta giornalistica sul fronte della commistione tra criminalità organizzata e politica locale, era lo specifico interesse sugli appalti pubblici per la ricostruzione delle aree colpite dal terremoto dell'Irpinia del 1980 nei dintorni del Vesuvio.
Biografia
Origini e formazione
Appartenente ad una famiglia della media borghesia partenopea del quartiere Vomero, frequentò le elementari presso la scuola "Vincenzo Cuoco", le medie presso la Scuola media statale "Michelangelo Schipa", e le superiori presso il Liceo Ginnasio G. B. Vico, partecipando ai movimenti studenteschi del 1977. Conseguì la maturità classica nel 1978 con il massimo dei voti (60/sessantesimi). Una volta iscritto a Sociologia all'Università degli Studi di Napoli Federico II, iniziò a collaborare con alcuni periodici napoletani mostrando particolare interesse per le problematiche dell'emarginazione; proprio all'interno delle fasce sociali più disagiate si annidava, infatti, il principale serbatoio di manovalanza della criminalità organizzata.
In quel periodo fondò assieme ad altri giovani giornalisti, tra i quali Gildo De Stefano e Antonio Franchini, il Movimento Democratico per il Diritto all'Informazione (M.D.D.I.), di cui fu portavoce nei diversi convegni nazionali sulla libertà di stampa. Scrisse i suoi primi articoli per il mensile Il lavoro nel Sud, testata dell'organizzazione sindacale Cisl, e poi iniziò la sua collaborazione come corrispondente da Torre Annunziata per il quotidiano Il Mattino di Napoli. Fu attivista del Partito Radicale durante la segreteria di Giuseppe Rippa.
L'attività giornalistica
Da Torre Annunziata si occupò principalmente di cronaca nera e quindi di camorra, studiando e analizzando i rapporti e le gerarchie delle famiglie camorristiche che controllavano il comune e i suoi dintorni. Fu in questo periodo che iniziò anche a collaborare con l'Osservatorio sulla Camorra, periodico diretto dal sociologo Amato Lamberti. Al quotidiano Il Mattino faceva riferimento alla redazione distaccata di Castellammare di Stabia. Pur lavorando come corrispondente da giornalista frequentava stabilmente la redazione del comune stabiese: il suo sogno era strappare il contratto da praticante giornalista per poi poter sostenere l'esame e diventare giornalista professionista.
Lavorando per Il Mattino, Siani riuscì ad approfondire la conoscenza del mondo della camorra, dei boss locali e degli intrecci tra politica e criminalità organizzata, scoprendo una serie di connivenze che si erano stabilmente create, all'indomani del terremoto in Irpinia, tra esponenti politici oplontini e il boss locale, Valentino Gionta, che, da pescivendolo ambulante, aveva costruito un business illegale. Gionta era partito dal contrabbando di sigarette, per poi spostarsi al traffico di stupefacenti, e infine controllando l'intero mercato di droga nell'area torrese-stabiese. Siani sulla sua Citroen Mehari
Le inchieste sulla camorra
Le vigorose denunce del giovane giornalista lo condussero ad essere regolarizzato nella posizione di corrispondente dal quotidiano nell'arco di un anno. Le sue inchieste scavavano sempre più in profondità, tanto da arrivare a scoprire la moneta con cui i boss mafiosi facevano affari. Siani con un suo articolo accusò il clan Nuvoletta, alleato dei Corleonesi di Totò Riina, e il clan Bardellino, esponenti della "Nuova Famiglia", di voler spodestare e vendere alla polizia il boss Valentino Gionta, divenuto pericoloso, scomodo e prepotente, per porre fine alla guerra tra famiglie. Ma le rivelazioni, ottenute da Giancarlo grazie ad un suo amico carabiniere e pubblicate il 10 giugno 1985, indussero la camorra a sbarazzarsi di questo scomodo giornalista.
In quell'articolo Siani ebbe modo di scrivere che l'arresto del boss Valentino Gionta fu reso possibile da una "soffiata" che esponenti del clan Nuvoletta fecero ai carabinieri. Il boss oplontino fu infatti arrestato poco dopo aver lasciato la tenuta del boss Lorenzo Nuvoletta a Marano di Napoli, comune a Nord di Napoli. Secondo quanto successivamente rivelato dai collaboratori di giustizia, l'arresto di Gionta fu il prezzo che i Nuvoletta pagarono al boss Antonio Bardellino per ottenerne un patto di non belligeranza.
La pubblicazione dell'articolo suscitò le ire dei fratelli Nuvoletta che, agli occhi degli altri boss partenopei e di Cosa Nostra (di cui erano con i Gionta gli unici componenti non siciliani), facevano la figura degli "infami", ossia di coloro che, contrariamente al codice degli uomini d'onore della mafia, intrattenevano rapporti con le forze di polizia. Da quel momento i capo-clan Lorenzo ed Angelo Nuvoletta tennero numerosi summit per decidere in che modo eliminare Siani, nonostante la reticenza di Valentino Gionta, incarcerato. A ferragosto del 1985 la camorra decise di uccidere Siani, che doveva essere assassinato lontano da Torre Annunziata per depistare le indagini. Giancarlo lavorava sempre alacremente alle sue inchieste e stava per pubblicare un libro sui rapporti tra politica e camorra negli appalti per la ricostruzione post-terremoto.
L'assassinio
Il 23 settembre 1985, appena giunto sotto casa sua con la propria Citroën Méhari con capote in tela, Giancarlo Siani venne ucciso. Gli sparò una squadra di almeno due assassini mentre era seduto nell'auto. Fu colpito 10 volte in testa da due pistole Beretta 7.65mm: l'agguato avvenne alle 20.50 circa, sotto la sua abitazione, in via Vincenzo Romaniello, a pochi passi da piazza Leonardo, nel quartiere napoletano dell'Arenella. Foto dell'epoca della morte di Giancarlo Siani apparsa su IL MATTINO
Le indagini e i processi
È stato acclarato che gli assassini scapparono in moto. Siani, trasferito dalla redazione di Castellammare di Stabia a quella centrale de Il Mattino, all'epoca diretto da Pasquale Nonno, proveniva dalla sede del quotidiano di via Chiatamone. Il giorno della sua morte telefonò al suo ex-direttore dell'Osservatorio sulla Camorra, Amato Lamberti, chiedendogli un incontro per parlargli di cose che "è meglio dire a voce". Non si è però mai saputo di cosa si trattasse e se Giancarlo avesse iniziato a temere per la sua incolumità. Lo stesso Lamberti, nelle diverse escussioni testimoniali cui è stato sottoposto, ha fornito versioni diverse della vicenda che non hanno mai chiarito quell'episodio.
Il 15 aprile del 1997 la seconda sezione della corte d'assise di Napoli condannò all'ergastolo i mandanti dell'omicidio (i fratelli Lorenzo e Angelo Nuvoletta, e Luigi Baccante) e i suoi esecutori materiali (Ciro Cappuccio e Armando Del Core). In quella stessa condanna appare, come mandante, anche il boss Valentino Gionta. La sentenza è stata confermata dalla Corte di Cassazione, che però dispose per Valentino Gionta il rinvio ad altra Corte di Assise di Appello: si è svolto un secondo processo di appello che il 29 settembre del 2003 l'ha di nuovo condannato all'ergastolo, mentre il giudizio definitivo della Cassazione lo ha definitivamente scagionato per non aver commesso il fatto.
Nel 2014 un libro-inchiesta del giornalista napoletano Roberto Paolo ha sollevato dubbi sui reali esecutori dell'omicidio e ha indicato i nomi di altri mandanti ed esecutori. Sulla base di queste rivelazioni, l'allora coordinatore della Direzione antimafia della Procura di Napoli, Giovanni Melillo, ha riaperto le indagini sull'omicidio Siani: il fascicolo è affidato ai sostituti procuratori Enrica Parascandolo e Henry John Woodcock.
Il fratello di Siani, Paolo, unico rimasto in vita della famiglia Siani, ricorda il fratello come un ragazzo carismatico, capace di grandi sacrifici, ma anche come una persona solare, pronta a dare sostegno; e in un'intervista egli afferma:
Riconoscimenti
Tributi
Diverse scuole in Italia sono a lui intitolate, come il secondo circolo didattico di Torre Annunziata, città in cui operava, il centro polivalente per giovani a Castel San Giorgio (dal 21 marzo 2010), l'ISIS di Casalnuovo di Napoli (dal maggio 2010, precedentemente intitolato a Manlio Rossi-Doria), l'ITC Giancarlo Siani di Napoli a Pietravalle, il Liceo Scientifico Statale di Aversa (precedentemente sede succursale del Liceo intitolato ad Enrico Fermi) e una scuola media a Villaricca .
A Giancarlo Siani sono state inoltre intitolate strade, tra cui una rampa adiacente la salita Arenella, nel quartiere Arenella di Napoli, nei pressi della citata via Romaniello, dove fu assassinato. Il 19 marzo 2010 il sindaco di Ferrara, Tiziano Tagliani, insieme ai giornalisti ferraresi e ai rappresentanti di Assostampa e Ordine dei Giornalisti dell'Emilia-Romagna, ha inaugurato la Sala stampa comunale intitolata dalla Giunta a Giancarlo Siani, su proposta dell'Ufficio Stampa del Comune. Nell'occasione si è tenuta la proiezione pubblica rivolta alla città dei film Fortapàsc alla presenza del regista Marco Risi e E io ti seguo di Maurizio Fiume.
Gli è stata inoltre intitolata l'Aula Magna del Liceo Classico "Giambattista Vico" da lui frequentato. Inoltre sempre al giornalista napoletano è intitolato il cinema teatro di Marano di Napoli, in cui ogni anno si tiene il Marano film Festival, uno dei principali festival cinematografici per giovani e per le scuole. A Giancarlo Siani è dedicata la rivista mensile Narcomafie, del Gruppo Abele e di Libera, giornale di informazione libera per contrastare la criminalità e i poteri corrotti. A Giancarlo Siani è intitolato il Presidio di Libera della città di Pisa.
Un murale per Giancarlo Siani
Il 19 settembre 2016, a trentuno anni dalla morte di Giancarlo Siani, è stata inaugurata un'opera di street art dedicata alla vita del giovane giornalista. Il murale è stato realizzato dal duo di artisti italiani Orticanoodles con la tecnica dello stencil ed è caratterizzato da due colori predominanti: il verde della Citroën Mehari e il grigio seppia come l'inchiostro della sua Olivetti M80. L’opera ha anche una funzione didattica, in particolar modo nella sovrapposizione di sette citazioni legate a sette grandi personaggi che descrivono il pensiero, le azioni e la vita di Giancarlo: Alda Merini, Nelson Mandela, Wilbur F. Storey, Albert Camus, Benjamin Constant, Alexis de Tocqueville e Vasco Rossi. Il progetto è stato realizzato grazie ad una campagna di crowdfunding dal titolo Un murale per Giancarlo Siani ed è stato curato da INWARD Osservatorio sulla Creatività Urbana con la collaborazione degli amici di Giancarlo, il dottor Paolo Siani, fratello di Giancarlo, e i condomini che tuttora vivono in via Vincenzo Romaniello, la stessa strada in cui il giornalista visse i suoi 26 anni, a pochi metri dalla quale fu ammazzato.
Citazioni e opere
Filmografia
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