Pochi mesi fa, il mondo ha pianto la scomparsa di Steve Jobs, padre di Apple.
Migliaia di fan in tutto il mondo hanno parlato di lui come di qualcuno che ha cambiato vite, e questo può anche essere accettabile, lungi da me l'affermare il contrario, perché tutti conoscono e usano i prodotti Apple.
Ma assieme a Steve, a distanza di pochi giorni, ha lasciato questo mondo un altro eroe silenzioso la cui opera ha restituito il colore della vita a migliaia di persone nell'ultimo mezzo secolo, persone che hanno potuto aggiungere alla propria esistenza ore riscaldate dall'abbraccio dei propri cari.
Per lui però nessun onore, pochissime prime pagine di giornali, niente pagine su FACEBOOK con migliaia di fan che applaudono un uomo che ha regalato al mondo tante ore di vita in più.
Insomma, una dipartita passata quasi sotto silenzio che ha scatenato molte proteste, ahimè, inascoltate.
Questo eroe silente è Wilson Greatbatch, inventore del PACEMAKER impiantabile, scomparso a BUFFALO il 27 settembre scorso alla veneranda età di 92 anni.
Come probabilmente molti sanno, il PACEMAKER serve a ristabilire la normale funzione elettrica del cuore, quando questa è compromessa per svariate malattie quali la cardiopatia ischemica o lo scompenso cardiaco.
Un pacemaker è costituito da un piccolo generatore, praticamente un vero e proprio computer in grado di elaborare i segnali elettrici del cuore e da uno o più cateteri, che sono come dei fili elettrici, che mettono in comunicazione il generatore con il cuore.
Il progresso tecnologico, stimolato dalla ricerca medica, ha portato all’uso di pacemaker di dimensioni sempre più ridotte , con innumerevoli funzioni per rendere questi dispositivi sempre più funzionali all’attivazione cardiaca.
Ma chi era il sempre sorridente autore di questa micromacchina stimola-cuore, inventata praticamente per caso, che ha salvato la vita a una lunghissima lista di pazienti cardiopatici in oltre mezzo secolo?
Wilson era un ingegnere ed inventore statunitense, nato sempre a Buffalo il 6 settembre 1919.
Egli iniziò a interessarsi all'elettronica da giovane, mentre lavorava in una radio amatoriale.
Questa sua passione continuò anche negli anni dell'università e durante la Seconda Guerra mondiale, quando fece il radio-operatore in Marina. Dopo essersi laureato in ingegneria, iniziò a studiare le correlazioni tra cuore e sistema elettrico e a lavorare a dei nuovi transistor che rivelassero accelerazioni del ritmo cardiaco.
Un giorno mentre conduceva uno dei suoi esperimenti, montò un resistore con un valore sbagliato. Greatbatch però si accorse che le pulsazioni create in seguito a quel suo errore erano identiche al normale battito del cuore, e si rese conto che il nuovo circuito si sarebbe potuto utilizzare per controllare il battito dell'uomo.
Da qui prese forma l'idea del PACEMAKER, che Wilson perfezionò lavorando nel laboratorio di casa sua.
Egli passò tutti gli anni Sessanta a cercare di migliorare la propria invenzione, finché, arrivato a un certo punto si rese conto di qual era l’unico vero ostacolo da superare: la batteria. Era quello il punto debole dell’apparecchio, maggiormente suscettibile di miglioramenti. Così l’ingegnere si mise a produrre lui stesso batterie, fondò un’azienda, la Greatbatch Ltd - un tempo Wilson Greatbatch Ltd - che oggi vale milioni di dollari e produce il 90% delle batterie per pacemaker nel mondo.
Dopo non poche diffidenze da parte del mondo medico, il primo impianto ufficiale venne effettuato nel 1960 su un uomo, il 77enne Henry Hennafeld che sopravvisse i successivi 18 mesi senza alcun problema
Il brevetto fu ufficialmente depositato il 22 luglio 1960, e da allora, migliaia di cuori hanno potuto continuare a battere grazie a questo fortunato errore che è valso anche numerosi (e indubbiamente meritati) premi al suo creatore.
Nel 2010 Greatbatch ha celebrato il 50° anniversario della sua invenzione, ma già nel 1983 il suo apparecchio è stato definito dalla Società Nazionale degli Ingegneri Professionali, come uno dei 10 grandi contributi dell'ingegneria alla società moderna,
Tuttavia, l'opera di Wilson non si è arrestata al Pacemaker.
Egli infatti è stato per tutta la vita un inventore instancabile, con un occhio sempre volto verso le giovani generazioni, alle quali ha anche cercato di lanciare interessanti sfide. Sembra addirittura che persino nell’ultimo periodo della sua vita, nonostante i problemi di salute (soprattutto alla vista) lo costringessero a rallentare la sua attività, pur di continuare a seguire il lavoro di ex allievi ed inventori, egli si facesse leggere ad alta voce dalla segretaria le relazioni dei vari progetti.
All'incirca 150 brevetti portano la sua firma , e per questo, nel 1998 fu ammesso nella Hall of fame degli inventori ad Akron (Ohio).
Greatbatch ha dunque messo la sua curiosità e il suo ingegno a servizio del mondo, spendendo fino all’ultimo attimo della sua esistenza per cercare di migliorarlo con ricerche in svariati settori oltre a quello medico.
Ad esempio, prima di morire stava lavorando a cure per l’AIDS e si è anche dedicato ad interessanti ricerche in campo energetico.
E non è forse questo il monito più significativo che questo grintoso ed incredibile personaggio lascia alle giovani generazioni?
L’esempio di un uomo che ha speso l’intera vita per cercare di migliorare il mondo, mettendo nel suo lavoro sempre grinta e passione e lottando contro le inevitabili difficoltà senza mai arrendersi, sempre con il sorriso sulle labbra.
E fu proprio la sua deliziosa vena autoironica a fargli dichiarare, durante una intervista nel 2007 una frase poi riportata nell’articolo che il New York Times gli ha dedicato dopo la morte:
“Sto cominciando a credere che potrei anche non cambiare il mondo, ma continuerò a provarci “
Eccolo qui, per dirla alla Steve Jobs, un uomo che è rimasto AFFAMATO e FOLLE fino all’ultimo respiro.
Grazie Wilson, eroe silente, un forte abbraccio da tutte quelle persone che grazie a te possono continuare ad udire i battiti del proprio cuore oppure i battiti del cuore di chi gli è caro.