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La tregua di Natale del 1914


La tradizione del Natale
tra leggenda e storia

 

 

Scritto da Giovanni Di Cecca, inviato presso la Santa Sede  
Lunedì 21 Aprile 2025 13:51

Come accadde a suo tempo per Papa Benedetto XVI le cui dimissioni furono un fulmine a ciel sereno d un pomeriggio qualsiasi, la stessa notizia del Ritorno alla Casa del Padre di Papa Bergoglio ha avuto lo stesso effetto del fulmine (e chi non ricorda lo scatto del Collega dell'ANSA la sera stessa delle dimissioni di un fulmine sulla cupola di San Pietro) in una bella e classica giornata di vacanza e svago come il Lunedì dell'Angelo (o Pasquetta se preferite).

 

Era dal 1700 che un Pontefice, nello specifico Papa Innocenzo XII, non chiudeva la Porta Santa dell'Anno giubilare.

La notizia è stata di quelle che lascia indubbiamente esterrefatti, non fosse altro perché lo stesso pontefice ieri era apparso alla loggia delle benedizioni per dare la sua benedizione Urbi et Orbi (alla Città ed al Mondo) seppur con voce flebile, e dopo non ha rinunciato ad un giro, col senno di poi l'ultimo, in Piazza San Pietro tra i fedeli giunti da ogni dove per vedere il Papa come sta, per avere la sua benedizione.

Certo, probabilmente si dirà che il Papa avrebbe dovuto affrontare la convalescenza con meno impegni, ma, forse conscio che ormai il tempo era giunto ha preferito concedersi ai fedeli (come del resto fece San Giovanni Paolo II negli ultimi giorni, ormai 20 anni fa) non nascondendo le sue fragilità di persona anziana e gravemente ammalata.

Ed è proprio nel simbolo della Pasqua che fa riflettere il ritorno alla casa del Padre di Papa Francesco.

Pasqua come ricordo del passaggio degli Ebrei nel Mar Rosso (i nostri fratelli maggiori come diceva San Giovanni Paolo II) e Pasqua come resurrezione, come avvenne per Cristo.

Pasqua come passaggio alla vita eterna come nel caso di Papa Francesco nel momento in cui sia i Cattolici che gli Ortodossi festeggiano lo stesso giorno la stessa festa.


 

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