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La tregua di Natale del 1914


La tradizione del Natale
tra leggenda e storia

 

 

Scritto da Giovanni Di Cecca  
Martedì 25 Dicembre 2012 01:30

«Non c’era posto per loro nell’alloggio».

Con queste parole Papa Benedetto XVI inizia la sua omelia nella messa della Notte di Natale.

«Non è forse proprio Dio stesso ad essere respinto da noi? Ciò comincia col fatto che non abbiamo tempo per Lui», ha spiegato. «Anche nel nostro sentire e volere - ha proseguito - non c'è lo spazio per Lui. Noi vogliamo noi stessi, vogliamo le cose che si possono toccare, la felicità sperimentabile, il successo dei nostri progetti personali e delle nostre intenzioni». «Siamo completamente 'riempiti di noi stessi - ha proseguito il Papa -, così che non rimane alcuno spazio per Dio». «E per questo - ha aggiunto - non c'è neppure spazio per gli altri, per i bambini, per i poveri, per gli stranieri».

Da queste parole Papa Ratzinger inizia la sua riflessione sull’uomo e la sua contemporaneità.

 

 

Prosegue nella sua implorazione a Dio:

«Le spade siano forgiate in falci», «al posto degli armamenti per la guerra subentrino aiuti per i sofferenti. Illumina le persone che credono di dover esercitare violenza nel tuo nome, affinché imparino a capire l'assurdità della violenza».

Ma il punto più forte e moralmente più potente che sia mai stata pronunciata nel corso degli ultimi decenni è il seguente momento:

«Preghiamo perché Israeliani e Palestinesi possano sviluppare la loro vita nella pace dell'unico Dio e nella libertà. Preghiamo anche per i Paesi circostanti, per il Libano, per la Siria, per l'Iraq e così via: affinché lì si affermi la pace». Il Papa ha lanciato il suo appello facendo riferimento «alla città concreta di Betlemme, a tutti i luoghi in cui il Signore ha vissuto, operato e sofferto». «Preghiamo in quest'ora per le persone che oggi lì vivono e soffrono - ha detto -. Preghiamo perché lì ci sia pace».

In un momento in cui la pace e stabilità del Medio Oriente è a rischio, il Papa, la più alta carica morale del mondo, per la prima volta durante un’omelia di Natale esplicitamente afferma il suo monito alla pace e alla cooperazione tra i due popoli figli dello stesso Dio

«Che i cristiani in quei Paesi dove la nostra fede ha avuto origine possano conservare la loro dimora; che cristiani e musulmani costruiscano insieme i loro Paesi nella pace di Dio».

Se la forza della preghiera è proporzionale anche al quella della Diplomazia, dopo che in novembre la Palestina è stata riconosciuta come Stato osservatore delle Nazioni Unite, oggi a Bethleem alla tradizionale messa di Natale ha partecipato anche le autorità palestinesi: il Presidente Abu Mazen, il Primo Ministro  Salam Fayyad, e del ministro degli Esteri giordano, Nasser Jawdeh.

Altro passo verso la pacificazione è stato, in giugno, classificazione di Bethleem, culla della cristianità, come patrimonio universale dell'Umanità dall’UNESCO.

 

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