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La tregua di Natale del 1914


La tradizione del Natale
tra leggenda e storia

 

 

Scritto da Virginia Bellino  
Martedì 21 Febbraio 2012 02:41

Anche a livello gastronomico, si hanno in Italia innumerevoli tradizioni che rispecchiano pienamente lo spirito di Carnevale.

Ogni regione vanta ricette gastronomiche particolari e secolari, ma soprattutto nel “DOLCE” si nota una singolare voglia di evasione e di trasgressione; le ricette caratteristiche, seppur con varianti minime, vedono al primo posto i dolci fritti.

Il “dolce carnevalesco nazionale” è sicuramente rappresentato dalle CHIACCHIERE, un dolce fritto che, seppur con piccole varianti e spesso con nomi diversi (cenci, frappe, etc…), è presente in moltissime regioni italiane. Come quasi tutti i dolci tipici di questa festività, le chiacchiere portano con sé l’antica tradizione romana dei dolci fritti nel grasso di maiale per accontentare un gran numero di persone, in poco tempo e con una spesa minima. E proprio la facilità e la velocità di preparazione (basta infatti un impasto semplice a base di farina, zucchero e uova fritto in abbondante olio), rendono questi dolci molto amati.

Ma …. sono solo i nomi di battesimo a cambiare, oppure le chiacchiere assumono un nome diverso ma anche una ricetta diversa? Ecco la domanda che qualcuno potrebbe porsi.

Sebbene l’impasto base sia realizzato più o meno con gli stessi ingredienti e nelle stesse quantità, è possibile imbattersi in ricette che prevedono l’aggiunta di liquori, panna, burro, spezie e cioccolato, poiché le tradizioni regionali sono solite impreziosire ogni piatto rendendolo unico e inimitabile.

In molte regioni, tra cui la Campania, il nome usato è appunto CHIACCHIERE, ma, come detto in precedenza, non è raro sentir parlare di:

  • cenci, tipici della Toscana e arricchiti dal vin santo aggiunto all’impasto
  • bugie che interessano soprattutto Genova e Torino
  • galani in Veneto
  • frappe a Roma e Ancona

Nomi diversi dunque, ma sempre un’unica grande bontà.

Ma oltre alle chiacchiere, andando su e giù per l’Italia, ogni regione offre un enorme ventaglio di ghiottonerie d’ogni ordine e grado, e in ogni ricetta, in ogni sapore c’è la storia e la cultura di un popolo tramandata di padre in figlio, di madre in figlia, con amore e devozione e, molto spesso, soprattutto con l’intramontabile voglia di fare in modo le tradizioni antiche non scompaiano soffocate dalla modernità, dove tutto è automazione e serialità e dove, ahimè, l’originalità che una volta era vanto e normalità, spesso non trova spazio.

Partendo dal nord, tra i principali dolci di carnevale vi sono le Fritole venete, frittelle di pasta dolce liquorosa con uva passa, pinoli e canditi, o i Caramei veneziani, che sono in realtà croccante alle mandorle ma spezzettato e servito come se fossero tanti  biscotti.

Andando in Trentino troviamo i Grostoli, una sorta di chiacchiere nazionali, ma con l’aggiunta nella preparazione di latte o vino bianco e acquavite; in Liguria sono famosissime le Bugie, ovvero le chiacchiere con un nome tipico ligure – e in Emilia Romagna tagliatelle fritte emiliane al profumo di arancia insieme alle golosissime Castagnole, frittelle a forma di castagna spolverate di zucchero o ripiene di crema o cioccolato. Le castagnole appartengono anche alla tradizione del Lazio, dove le chiacchiere traggono le loro origini storiche dalle  frictilia ,  dolce tipico dell’antica tradizione romana, fritto nel grasso di maiale.

E al sud? Anche qui le leccornie abbondano e, ancora una volta, predomina il fritto.

In Campania, oltre alle chiacchiere troviamo anche le graffe campane ed il migliaccio, un dolce a base di semola, latte e uova, cotto nel forno e aromatizzato con cannella o limone: davvero una delizia!

Procedendo un po’ più giù, in Basilicata troviamo i tradizionali taralli al naspro, ricoperti da una glassa al limone, con un profumo di limone molto intenso.

In Puglia invece ecco spuntare i porcidduzzi ed i bocconotti pugliesi. I primi sono una sorta di struffoli napoletani, quindi cubetti di pasta fritti, aromatizzati al limone e ricoperti di miele, i secondi, sono invece, deliziosi piccoli dolcetti – da mangiare in un boccone, come dice il nome stesso – cotti al forno e ripieni a piacere di crema e mele, crema semplice, cioccolato o marmellata.

E per concludere il nostro breve viaggio nelle dolci delizie carnevalesche, citiamo la Mpagnuccata, dolce tipico del Carnevale siciliano, con origini probabilmente arabe: una pasta aromatizzata al limone tagliata a dadini e fritta, stile struffoli napoletani, ma in questo caso ricoperti con miele fuso in modo talmente abbondante da cristallizzarsi una volta raffreddato, creando così un vero e proprio croccante da servire su foglie di limone lavate; buonissimo, ma attenzione ai denti!

 

Di seguito sono riportati i link che completano questo Speciale Carnevale

 

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