Circa 10 anni fa, durante i lavori per la costruzione di un depuratore in località Longola a Poggiomarino, sono emersersi i resti di una civiltà preistorica. La Soprintendenza accorsa sul posto si è trovata di fronte a testimonianze che hanno rivelato la presenza di un villaggio palafitticolo con una continuità abitativa a partire da prima del XVI sec. a.C. fino al VII sec. a.C.
Una scoperta eccezionale per tanti motivi.
Come riportato dal sito: http://www.archemail.it/poggiomarino.htm
“Anzitutto il villaggio potrebbe essere stato l'antesignano di Pompei poiché, dopo il suo abbandono, la popolazione si sarebbe diretta verso l'area vesuviana. Ma è soprattutto la sua struttura che rende il sito unico: le abitazioni sono infatti strutture palafitticole costruite su isolette ricavate tra canali artificiali. In pratica una sorta di "Venezia", in un luogo nel quale non ci aspettava di trovare nulla del genere. Un capolavoro dell'ingegneria protostorica, visto che l'area era paludosa e venne bonificata dagli indigeni grazie alla creazione di canali ed isole. Il largo impiego di legno come materia prima è testimoniato per la prima volta nell'Italia del Sud.
Dalle prime ipotesi sembrerebbe che il sito doveva essere un importante centro di produzione e scambio di beni di prestigio visto che in quasi tutte le abitazioni è stato rinvenuto un forno di fusione per il bronzo. Insomma un centro industriale sulle rive del fiume Sarno.
Al momento non si sa quale potrà essere il futuro dello scavo. L'unica certezza sembrerebbe la creazione di un Museo di Protostoria voluto dalla Soprintendenza in cui esporre video, piante e foto dello scavo dell'abitato che si estende per almeno 7 ettari, nonché l'enorme numero di reperti finora venuti alla luce: oltre 500.000 reperti ceramici, 80.000 reperti faunistici, centinaia di reperti in legno, oltre 600 particolari di rilievi in bronzo, pasta vitrea, ambra, ferro, piombo, osso e corno lavorato. Per la prima volta si sta scavando un’area insediativa coeva alle tombe del ferro e dell’orientalizzante della valle del Sarno (IX-VI sec. a.C.) e che colma la lacuna conoscitiva tra le fasi iniziali dell’età del bronzo.”
Quindi un’occasione d’oro per rilanciare l’area con il turismo archeologico che potrebbe e dovrebbe essere per l’Italia e per la Campania la prima fonte di reddito.
Ma, come spesso accade, la Sopraintendenza ai beni Archeologici di Pompei e di Napoli hanno pochi fondi per poter proseguire gli scavi, e le pompe idrovore necessarie per togliere l’acqua dal sito sono insufficienti.
Il villaggio ritrovato nel 2000, risalente all’età del bronzo, secondo gli archeologi, potrebbe essere attribuito alla civiltà dei Sarrastri, come indicato nell’Eneide di Virgilio.
Circa due anni fa si era pensato di costruire un percorso archeo-fliviale, che costeggiasse il sito archeologico, ma non è entrato mai in funzione.
Attualmente anche il percorso fluviale è abbandonato ed in rovina.
Stamattina (8 gennaio 2012) sindaci dell' area vesuviana, associazioni e cittadini hanno manifestato contro la chiusura dell' area archeologica, e l’Assessore ai Beni Culturali della Regione Campania, Giuseppe de Mita, ha chiesto l’intervento del Ministro Ornaghi (Beni culturali) per scongiurare la chiusura del sito.
Già il 18 dicembre a Pompei vi era stata una manifestazione di Archeologi ed Associazioni per portare all’attenzione del Ministro il le condizioni attualmente disastrose del sito archeologico.
Di seguito c'è una possibile riscostruzione di una capanna del sito di Longola