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La tregua di Natale del 1914


La tradizione del Natale
tra leggenda e storia

 

 

Scritto da Giovanni Di Cecca  
Giovedì 18 Ottobre 2012 13:54

Si può morire a 30 per errore?

Questa è la domanda che si stanno facendo incessantemente da martedì scorso i genitori e la fidanzata di Pasquale Romano, il 30enne crivellato di colpi (14 colpi) lunedì scorso a Marianella (quartiere dove risiede la sua fidanzata), quartiere a Nord di Napoli adiacente al ben più noto quartiere di Scampia, dove da anni c’è una guerra interna per il controllo della piazza di spaccio di droga più grande d’Europa.

Un omicidio per errore?

Sembra di si.

Gli inquirenti che stanno indagando nella vita privata non hanno trovato niente che possa giustificare un simile atto criminale perpetrato con la stessa ferocia dei regolamenti di conti camorristici.

Chi era Pasquale Romano?

Una persona di 30 anni che lavorava in una multinazionale di Pozzuoli con un contratto a tempo determinato (anche se sembra che potesse diventare a tempo indeterminato) con una fidanzata con la quale aveva intenzione di condividere il resto dei propri giorni.

Insomma il classico bravo ragazzo con la testa a posto e senza amicizie pericolose, vittima di quella guerra tra faide che sta distruggendo Napoli da decine d’anni nell’immobilismo e connivenza delle Amministrazioni che si sono susseguite nel corso dei decenni.


Il Cardinale di Napoli Crescenzio Sepe in seguito all'omicidio ha dichiarato «Pregherò per la famiglia di questo giovane, il suo sacrificio non sarà vano. E a questi assassini dico: fermatevi. Fermatevi perchè questo cammino nel buio in cui vi state indirizzando porta solo distruzione e morte».

«Fermatevi per il vostro bene, per il bene delle vostre famiglie - aggiunge il cardinale Sepe - e soprattutto per il rispetto degli altri, della nostra società e dei nostri cittadini. Quando la violenza diventa così cieca non risparmia niente e nessuno».

«A questa famiglia tutta la mia vicinanza, la partecipazione al loro dolore e la mia promessa di preghiera. Il sacrificio di un innocente alla fine porterà i suoi frutti positivi» conclude l'arcivescovo di Napoli.

 

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