Dei 19 indagati in prima battuta, ieri si è giunti alla sentenza che ha visto 2 condanne e 14 assoluzioni.
I giudici hanno condannato a 6 anni e 6 mesi di reclusione il capostazione di Andria, Vito Piccarreta, e a 7 anni il capotreno dell'ET1021, il convoglio partito da Andria e diretto a Corato, Nicola Lorizzo.
Entrambi dovranno risarcire le parti civili.
Tutti assolti gli altri imputati.
È stato anche escluso l'illecito amministrativo di Ferrotramviaria “perché il fatto non sussiste”.
Secondo l'accusa i morti ci sono stati per non aver investito 664.000€ in innovazione per la sicurezza che Ferrotramviaria non investì per mettere in sicurezza la tratta con la realizzazione e l'uso del blocco conta assi che avrebbe impedito la tragedia perché avrebbe reso tecnologica quella parte della rete ferroviaria (fino ad allora affidata al solo controllo umano con il blocco telefonico) e avrebbe evitato lo scontro frontale tra i due treni.
Il pm ha chiesto 15 condanne a pene comprese tra i 12 e i 6 anni di reclusione e un'assoluzione. Ai vertici della società sono contestate una serie di violazioni dei doveri di coordinamento, organizzazione, direzione e controllo che avrebbero contribuito al verificarsi del disastro ferroviario.
Secondo la difesa "È una suggestione davvero irricevibile sostenere, come ha fatto la Procura, che i 23 morti nel disastro ferroviario sulla Andria-Corato sono stati provocati dal mancato investimento di 664mila euro".
Così il difensore del direttore generale e del direttore di esercizio di Ferrotramviaria, Andrea Di Comite, ha replicato ai pubblici ministeri al processo per il disastro ferroviario che terminerà oggi a Trani con la sentenza di primo grado. Appassionata anche la replica del difensore di Ferrotramviaria, Michele Laforgia che, rivolgendosi ai giudici, ha detto: «Non vi fate affabulare, come vi ha detto il pubblico ministero oggi, non è accettabile, è offensivo per il Tribunale e per noi avvocati perché significa che qui qualcuno sta raccontando delle favole».
I due avvocati hanno confutato nel dettaglio le tesi della pubblica accusa sulla responsabilità dell'ente ribadendo che Ferrotramviaria ha sempre operato all'interno delle regole mettendo la sicurezza del servizio al centro delle sue scelte. «Non basta dire - ha concluso Laforgia rivolgendosi al Tribunale - che il blocco telefonico era lecito, come ha detto poco fa, qui, la parte civile senza che nessuno si sia alzato per protestare, ma si deve dire se fosse doveroso il blocco conta assi (che se installato - secondo i pm - avrebbe fatto scattare il semaforo rosso, ndr)». A giudizio della difesa il ricorso del blocco telefonico in uso sulla linea non era contrario alla legge.
I familiare delle vittime: "E' una vergogna!!!"
Non è giustizia questa: li avete uccisi due volte». «Non si vergognano? Ne sono morti 23». «Come fanno a dormire la notte?» Sono le parole di alcuni familiari delle 23 vittime del disastro sulla tratta a binario unico tra Andria e Corato il 12 luglio di sette anni fa dopo la lettura della sentenza che ha condannato due persone e ne ha assolte 14.
Alle prime assoluzioni in aula, alcuni dei familiari sono scoppiati in lacrime, altri sono rimasti impassibili come Giuseppe Bianchino, papà di Alessandra morta a 29 anni. «Non è una sentenza giusta», ha detto in lacrime Anna Aloysi, sorella di Maria morta nel disastro.