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Scritto da Giovanni Di Cecca  
Domenica 30 Gennaio 2022 10:38

Un disastro!!!

Per me rimane un grande disastro in termini politici, lo stesso disastro che seguì all'elezione del secondo mandato del Presidente Napolitano.

In buona sostanza il Parlamento non è in grado di trovare sintesi per paura di andare ad elezioni.


 

Al netto dei cosiddeti Peones che rischiano il vitalizio (che già di per se è grave solo a considerarlo come problema politico), ma è lo stesso stallo che ha portato il Presidente Mattarella ad imporre Mario Draghi al governo, è lo stesso stallo che da anni, ormai, quello che un tempo era la partitocrazia. che alla fine trovava sempre un compromesso, oggi, di fatto sta virando verso un Presidenzialismo all'Italiana, dove il Capo dello Stato non è più aribitro (o notaio), ma arbitro giocatore.

Per carità non si mette in discussione la Carta Costituzionale (sono altre, oggi, le violazioni della Carta, ma è un'altra storia...), ma si mette in discussione la prassi che ha guidato questo strano paese per oltre 75 anni.

Fino al 10° presidente, Giorgio Napolitano, il Parlamento è sempre stato l'arena dove trovare una sintesi su un nuovo nome.

Napolitano in quelle concitate ore di crisi sistemica della Politica accettò alla condizione di durare poco in carica, giusto il tempo di far ripartire lo stallo istituzionale in cui era piombato il paese.

Mattarella, che per carità, ha guidato un'Italia nella peggiore delle situazioni possibili esternando il giusto e sempre in modo pacato, avrebbe dovuto porre delle condizioni, come quello che abbiamo espresso nei precedenti articoli, di durata a tempo.

Chi, in Parlamento, abbia immaginato che riconfermare il Presidente sia stato un vantaggio presonale, dovrà scontrarsi con due problemi seri: la maggioranza è sempre più al guinzaglio del Presidente del Consiglio, ma anche il Presidente è al guinzaglio della Maggioranza, ovvero nulla è come prima.

Draghi può fare ance il Despota minacciando la Crisi di Governo e le elezioni, ma questo è anche un anno di pre-elettorale, infatti il 2023 scade il termine del Parlamento eletto nel 2018, circa 398 giorni al 4 marzo 2023, ed i partiti, specialmente a sinistra, pur di non dare un plebiscito all'opposizione, cioè a Fratelli d'Italia (che ha optato per la strategia win-win), non potrà accettare tutte le condizioni del Premier.

Insomma, o il neo eletto Presidente si decide a sciogliere le camere ed indire Elezioni Anticipate entro l'estate, oppure quello che verrà dopo potrebbe essere anche più complesso di eleggere un nuovo Presidente.

Gli M5S si sono spaccati, la Lega ha interesse ad incassare voti (ma sa che potrebbe essere una debacle) il PD cerca di barcamenarsi per gestire i malumori interni di coloro che non verranno rieletti.

L'unica che sorride e Giorgia Meloni, che sa bene che l'incasso potrebbe essere pià alto del previsto

 

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