Pochi sono i ritrovamenti che possono fregiarsi del titolo di importanti e forse ancora di meno quelli che possono fregiarsi di più importanti del XXI Secolo.
A Pompei, la città sepolta dal Vesuvio con Ercolano in quel fatidico 79 d.C., è stata fatta luce su un enigma (o quasi) che era rimasto tale per quasi 180 anni.
Avevamo accennato due giorni fa alla scoperta di questa tomba, oggi riportiamo la storia e le foto di questo eccezionale documento di pietra antico
Nella nota fornita dall'Ufficio Stampa del Parco Archeologico di Pompei, il Prof. Massimo Osanna (foto grande), direttore del Parco, ha scritto:
Dalle attività di scavo connesse alla ristrutturazione degli uffici demaniali previsti dal Grande Progetto Pomepi, nell'area di San Paolino (nei pressi di Porta Stabia, uno degli accessi dell'antica città) la scoperta di una tomba monumentale in marmo con la più grande epigrafe funeraria finora trovata.
L'iscrizione lunga 4m con ben 7 registri narrativi, pur non recando il nome del defunto, ne riporta in maniera dettagliata le tappe fondamentali della vita (acquisizione della toga virile, nozze) e la descrizione delle attività munifiche che accompagnarono tali eventi (banchetti pubblici, elargizioni liberali, organizzazione di giochi gladiatori e combattimenti con belve feroci).
La tipologia del monumento ed il contenuto dell'epigrafe avvalorano l'ipotesi chje il monumento potesse essere completato dal famoso bassorilievo marmoreo (con scene di processione, combattimenti gladiatori e venationes), attualmente conservato al MANN (Museo Archeologico Nazionale di Napoli) e di cui finora non se ne era individuato il contesto di provenienza.
Nello scavo sono state anche trovate tracce ben leggibili del passaggio di una carovana al di sopra dello strato di oltre due metri di lapillo che copriva questa porzione della città antica, da porsi in relazione con il rinvenimento avvenuto precedentemente e poco lontano di alcuni scheletri a una quota più alta rispetto ai piani di frequentazione dei romani.
Video - La presentazione del Direttore Massimo Osanna
Il rebus della tomba
La tomba realizzata poco prima dell'eruzione (forse, intorno al 78 d. C.) per cui è conservata in modo eccezionale, ha la forma della res gestae, ovvero la descrizione delle cose fatte in vita, cosa che a Pompei non ha confronti.
Come detto, l'iscrizione riporta gli eventi più importanti come l'assunzione della toga virile, della munificenza del defunto, e non lascia stupefatti se il defunto non fosse stato eletto duoviro.
Questa iscrizione, inoltre, consente di fare luce su un avvenimento della storia pompeiana, avvenuto nel 59 d. C. e rimasto oscuro, e solo accennato da Tacito (Annales, XIV, 17).
Durante uno spettacolo gladiatorio scoppiò nell'anfiteatrouna rissa che degenerò in uno scontro armato.
Tale evento richiamò l'attenzione dell'Imperatore Nerone che ordinò di indagare sui fatti.
Secondo quanto riporta Tacito, a seguito delle indagini svolte dai consoli, ai pomepiani fu vietato di organizzare altre manifestazioni gladiatorie per 10 anni, le associazioni illegali furono sciolte e all'ex senatore Livineio Regulo e a quanti avevano istigato il fato furono esiliati.
Ma rimane la sorte dei duoviri.
L'iscrizione trovata, completa la cronaca di Tacito, dicendo che i duoviri furono anch'essi banditi dalla città.
In ultimo sempre il ritrovamento consente di contestualizzare anche il bassorilievo con scene gladiatorie custodite al Museo Archeologico di Napoli (MANN) dalla metà del 1800.
Verso il 1840 fu costruito l'attuale edificio di San Paolino, e durante le operazioni di scavo per le fondamenta fu trovata anche la tomba ed il bassorilievo, che fu portata al Museo dall'allora soprintendente Avellino.
Il caso vuole dopo più di 170 anni il Progetto Grande Pompei (PON 2014-2020), che è dedicato al recupero e mantenimento delle opere architettoniche esistenti (dato da non sottovalutare) ha consentito di scoprire (o forse riscoprire) la tomba che continua sotto l'edificio di San Paolino.
Infatti per procedere allo scavo si è fatto uso di fondi statali e non europei.
Abbiamo detto che il defunto proprietario della tomba dovrebbe essere Gneo Alleo Nigidio Maio (Cn. Alleius Nigidus Maius) uno dei personagi più in vista dell'età neroniana-flavia.
Infatti vicino la tomba scoperta c'è la tomba di M. Alleius Minus.
Nigidus è un esponente di quella che chiameremmo nuova classe dirigente che si afferma nell'età neroniana-flavia, ed è acclamato per essere stato un grande dispensatore di giochi gladiatori, pare fosse stato il più noto tra gli impresari di spettacoli gladiatori di Pompei.
E' importante in quanto lui era un liberto che si era potuto affermare per la grande mobilità sociale di quel tempo, grazie anche all'adozione di Nigidus da parte della famiglia delgli Allei.
A lui apparteneva anche l'Insula Arriana Polliana (insula della casa di Pansa) di cui mette in affitto tabernae cum pergulis suis et cenacula equestria et domus, come porta un'altra epigrafe a lui riferita (CIL IV 138)
Dati tutti questi indizi, se l'identificazione è corretta, per la prima volta si osserva un titolo monumentale alla sua carriera, che fino ad oggi era nota solo per iscrizioni dipinte sui muri.
La photogallery della presentazione
Photo by Giovanni Di Cecca / MagnaPicture.com --- Archivio Storico dicecca.net - MONITORE NAPOLETANO
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